Caratteristica della regione è l’uso di cibi poveri come le zuppe a base di pane, riso o orzo, e del burro come condimento. Il lardo di Arnad, profumato alle erbe, e il jambon de Bosses, un prosciutto con un sottofondo aromatico, assieme alla mocetta, carne di camoscio o di manzo, conservata in salamoia, sono tra le prelibatezze con cui nella regione si affrontano i lunghi inverni.
Non mancano verze e cavoli e rape, e nemmeno le foglie verdi e tenere della lattuga estiva o quelle amarognole della cicoria.
La selvaggina, in parte oggi proibita, vede tra le tavole dei valdostani lepri, cervi, pernici, ghiri, marmotte, camosci, e fino a poco tempo fa perfino gli stambecchi, ormai introvabili.
Nelle buonissime zuppe si può trovare, come ingrediente la fontina della Valle, ottima anche da sola, solida o fonduta.
Non mancano nemmeno i dolci, come l’ottimo blanc-manger, noto sin dal medioevo in Europa.
Vini liquorosi, moscati e passiti o liquori di Artemisia come il genepy, costituiranno il tocco finale per una degustazione in una regione abituata a metter da parte d’estate e a coltivare uve perfino tra le rocce.